Declino e caduta dell'Impero romano by Edward Gibbon

Declino e caduta dell'Impero romano by Edward Gibbon

autore:Edward Gibbon [Gibbon, Edward]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Mondadori Editore
pubblicato: 1985-12-31T23:00:00+00:00


Nei capitoli successivi Gibbon osserva che, nel lungo e incontestato meriggio del suo regno, Costantino parve degenerare in un «monarca crudele ma dissoluto», i cui «vizi contrastanti e pur conciliabili della rapacità e della prodigalità» contribuirono a provocare «la segreta ma universale decadenza» avvertita in tutto l’impero. L’accusa è sostenuta certo dall’esecuzione di Crispo, il figlio maggiore avuto da una prima moglie, che aveva svolto un ruolo decisivo nella vittoria finale di Costantino su Licinio, del figlio di Licinio, che era nipote di Costantino, e forse della stessa seconda moglie di Costantino, Fausta. Ciò nonostante, meno di due anni prima che la morte ponesse termine al suo lungo regno, il fondatore di Costantinopoli riuscì a trovare l’abilità e l’energia per punire prima i goti e poi i selvaggi sarmati per le loro scorrerie lungo la frontiera romana. Costantino morì a sessantaquattro anni, lasciando dietro di sé sette principi del sangue: Costanzo, Costante e Costantino, figli della seconda moglie Fausta, e quattro nipoti, Dalmazio, Annibaliano, Gallo e Giuliano, tutti figli di suo fratello. L’impero fu diviso fra i tre figli e i due nipoti più anziani (Dalmazio e Annibaliano), tutti con il titolo di Cesare.

Ma Costantino non era ancora sceso nella tomba che quel folto gruppo di successori incominciò a depredarsi a vicenda. Costanzo, che era stato incaricato delle esequie del padre, produsse un falso testamento sufficiente a dargli il pretesto di un «massacro indiscriminato» che colpì due zii, sette cugini, «dei quali Dalmazio e Annibaliano erano i più illustri» e molti loro amici e sostenitori. Quindi i tre fratelli ridivisero l’impero: Costantino il giovane ebbe la nuova capitale, Costante le province dell’Occidente e Costanzo quelle dell’Oriente. Costanzo fu chiamato subito a difendere la sua eredità dalle allarmanti incursioni del re persiano Sapore. Otto o nove battaglie di un certo rilievo furono combattute in una guerra che, con intervalli e riprese, durò quasi tutta la lunga vita di Costanzo, e sebbene nella maggior parte dei casi i romani ne uscissero sconfitti, due circostanze concorsero a impedire la perdita apparentemente incombente delle ricche province imperiali. Più volte Sapore cedette alla tentazione di logorare le proprie forze in vari assedi allo città di Nisibis, in Mesopotamia, e l’ultimo dovette toglierlo quando si vide costretto a difendere il suo regno da un’irruzione barbara.

Ma l’autodistruzione della stirpe di Costantino continuò inesorabilmente. Tre anni dopo la divisione dell’impero fra i tre fratelli, il maggiore (Costantino) guidò «una banda tumultuosa, adatta alla rapina più che alla conquista» contro il fratello Costante, e riuscì soltanto a subire una sconfitta e a trovare la morte. Un decennio dopo, Costante fu abbattuto a sua volta dalla rivolta, in Gallia, di un ambizioso soldato di nome Magnenzio, che poi a volta a volta negoziò e contese a Costantino la divisione o il possesso di tutto l’impero. La prima offerta di Magnenzio, di rinunciare alle province orientali a favore di Costanzo, riservando per sé l’impero d’Occidente, venne respinta. Poi, quando in un frangente incerto della guerra civile che ne seguì Costanzo fece la stessa offerta, fu Magnenzio a rifiutare.



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